Si avvicina la fine del lungo periodo invernale. Ogni anno la natura si addormenta nel tardo autunno per risvegliarsi ai tepori dei primi giorni di primavera. E noi, sempre più consapevoli di essere parte dell’uno, ci avviciniamo ad essere in simbiosi con lei e con lei risorgiamo.
Ma fermiamoci un attimo.
Eh sì, perché passare dal riposo invernale al risveglio primaverile non è mica una passeggiata!
Vogliamo soffermarci sul processo che avviene perché questo passaggio dal sonno alla veglia accada? La prima cosa da dire è che accade sì “come per magia”, ma vi è uno sforzo da non sottovalutare per niente. Avete mai pensato alla fatica che fa una pianta per far sbocciare i propri fiori? Fermiamoci ad osservare una rosa, ad esempio. Osserviamone la bellezza, ma anche la complessità del “disegno”, la geometria perfetta. Quanto è piccola la gemma dentro la quale tutti quei petali si preparano per svilupparsi ampiamente all’esterno, in maniera così armoniosa? Vogliamo parlare del profumo soave che emana? Ebbene quella bellezza, quell’armonia richiedono uno sforzo enorme!
Forse noi esseri umani possiamo riuscire a calarci di più nella sensazione di fatica se pensiamo invece allo sforzo che un animale fa per partorire. Se non ne avete mai visti dal vivo, basta guardare qualche scena di un documentario per comprendere che la nuova vita che l’animale sta generando richiede un enorme impiego di forze fisiche (e non solo).
Possiamo anche aiutarci con una metafora che riguarda la nostra vita di tutti i giorni: alzarci dal letto la mattina. Di primo acchito, in confronto agli sforzi di un parto, sembrerebbe quasi ridicolo parlarne… eppure l’atto di “interrompere” il nostro stato di sonno e di catapultarci nel “mondo della veglia” è da considerarsi anch’esso un piccolo sforzo, un piccolo risorgere quotidiano, che comporta più o meno fatica, a seconda del tipo di vita che si svolge… ma anche a seconda di quanta attenzione e cura prestiamo al nostro benessere psicofisico e spirituale durante le nostre ore di veglia.
E a proposito di cura e di attenzione, anch’esse non cascano dal cielo.
L’essere umano si aspetta che la rinascita sia un dono senza comprendere che quel dono deve auto-crearselo, se vuole ottenerlo. E’ qui che entrano in gioco volontà, fatica, sforzo, impegno. Quelle qualità che spesso, soprattutto nel mondo odierno, vengono accantonate. Eh sì, perché per permetterci vedere i risultati degli sforzi compiuti, dobbiamo far entrare in gioco altre qualità, altre virtù strettamente connesse alle prime: pazienza, fiducia in sé e nella vita, coraggio, umiltà. L’uomo moderno, così abituato a premere un pulsante e a vedere istantaneamente il risultato della sua semplice azione, non si dà più la possibilità di attendere, di pazientare per vedere risultati più grandi. Così come l’anima sembra (badate bene, sembra) rimpicciolita o addirittura scomparsa, anche le ambizioni si sono ridimensionate e corrispondono, purtroppo, alla povertà d’animo che pervade la nostra era. Ci si accontenta dei piaceri istantanei, da quelli più evidenti e grossolani come l’intrattenimento su schermo e i piaceri fisici, a quelli più subdoli, che si nascondono dietro un velo di saggezza o di cura, ma che se indaghiamo a fondo, riguardano sempre la soddisfazione di un desiderio più basso (de-siderare = sentire la lontananza dalle stelle = senso di mancanza).
E’ vero che i doni del risorgere, della bellezza della nuova vita, ci spettano per diritto divino e che tutto il creato è pronto a mostrarceli, ma noi non siamo nemmeno in grado di faticare per connetterci alle energie dell'universo, distaccandoci almeno una volta da quelli che sono gli obblighi, i doveri e le condizioni del nostro tran tran quotidiano. Perchè dobbiamo far vedere... dobbiamo essere... dobbiamo portare a termine... dobbiamo... spendendo più energie per sfamare i nostri demoni piuttosto che trionfare.
Non dimentichiamoci di essere spirito! Ricordiamoci di essere Anime in percorso, quasi come degli allievi dentro un’enorme scuola che è il mondo. Abbiamo molto da imparare e le sfide che vengono poste sul nostro cammino possono a volte sembrarci davvero gigantesche… eppure ogni sfida è lì, sulla nostra via, proprio perché dentro di noi abbiamo tutto ciò che ci serve per poterla superare. Abbiamo già dentro di noi tutte quelle virtù ben incarnate dal mago alchimista: costanza, impegno, volontà, coraggio, umiltà, pazienza, fede…
Ma queste virtù, seppur già dentro di noi sotto forma di scintille primordiali, vanno nutrite. A questo serve, la scuola della vita. Ad ogni prova posta sul nostro cammino, viene alzata di un po’ l’asticella e ogni nuovo risultato acquisito davvero è nostro per sempre, non è più una soddisfazione istantanea ed effimera. Sia chiaro, nulla è di per sé buono o cattivo ed è ovviamente giusto che esistano anche i piaceri fisici, del cibo, dell’intrattenimento: siamo esseri divini incarnati proprio per fare esperienza di noi stessi nella materia. Ma bisogna ricordarsi che non esiste solo la materia! Il risveglio consiste proprio in questo: è l’atto di ricordarci che siamo prima di tutto Anima.
Il risveglio primaverile simboleggia infatti, anche se periodicamente, il risveglio dell’Anima e cioè l'elevazione dell'essere umano. Il risveglio di un'era. Parliamo di cambiamenti enormi, di giorno dopo la notte, di amore dopo la paura, di luce dopo il buio… insomma, parliamo di due facce di una sola medaglia. Va da sé che la fatica è strettamente connessa a rivoluzioni di tale portata.
Si fa fatica per risorgere, è vero. Ma la bellezza che si riscontra poi è incommensurabile.
E allora alziamo anche noi l’asticella delle nostre ambizioni e invece di porci l’obiettivo di andare a Miami per non pensare più per un paio di settimane al nostro triste quotidiano, dedichiamoci invece proprio ad esso. Eleviamoci nella vita di tutti i giorni e proviamo sempre più a non lasciarci andare alla prima tentazione della materia che ci capita.
Il maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov ci ha lasciato un insegnamento assai importante che può aiutarci a comprendere meglio la connessione tra fatica, rinascita e felicità:
“Occorre qualcosa da rincorrere, ma quella rincorsa deve durare migliaia di anni. A quel punto sarete sempre felici, poiché saranno quel desiderio, quella speranza, quella tendenza a colmarvi. Dunque, non raggiungetela mai. E io ho fatto così: mi sono messo in testa qualcosa che so già di non riuscire a raggiungere, anche dopo migliaia di anni. Vi ho detto che voglio essere come il Sole e so bene che è difficilissimo, ma in questo desiderio mi sento così appagato, così felice, così calmo! Ecco, ho trovato il segreto. Perché chiedere qualcosa che potete realizzare in pochi giorni, in poche settimane o in pochi mesi? Tutti sono così. Osservate: vogliono realizzare cose talmente facili! E non possono essere felici, perché non sono collegati a qualcosa che è al di sopra di tutto e che può darvi tutto…”
Siamo esseri divini e siamo noi stessi a creare la nostra vita. Tutto ciò implica necessariamente uno sforzo, se vogliamo vivere in uno stato di veglia, di consapevolezza, di connessione con il tutto e se vogliamo essere capaci di rinnovarci costantemente e in armonia con Anima.
E allora, anche noi, alleniamo le nostre qualità! Abbandoniamo la strada più battuta e proviamo a immetterci in quel sentiero stretto e ripido che forse ci incute un po’ di timore… i tesori più grandi non sono raggiungibili da chi non ha coraggio, da chi non si mette davvero in gioco nella vita. Ciò che troveremo in fondo al cammino sarà così splendente, così ricco, così puro e autentico… qualcosa che la nostra mente non può contenere. Un qualcosa la cui meraviglia non sarà percepibile che dal cuore. Un vero, autentico risorgere!
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