Tempo fa un amico mi ha fatto ascoltare questa canzone che mi è subito piaciuta molto, mi ha fatto riflettere, vibrare dentro particolari sensazioni e ho deciso di condividerla con voi. Ad avermi colpito è stato il testo, pur trovandola molto bella anche dal punto di vista (o meglio d’orecchio) musicale.
Il brano s’intitola “Dimmi” e le parole sono queste:
“Non voglio sapere che ne fai della tua vita
dimmi invece se qualcosa ancora ti fa venire i brividi
non voglio sapere il tuo segno zodiacale
dimmi se hai parlato mai faccia a faccia con il dolore
non voglio sapere se ci credi o no all’amore
dimmi invece se hai ballato nuda con la tua incoscienza
non voglio sapere se la tua é una storia vera
dimmi invece la tua guerra con il coraggio e la paura
dimmi se vedi bellezza
quando apri o chiudi gli occhi se sai riconoscerla
dimmi se senti furore
se sai essere alba e sole, se sei pronta ad incendiare il cielo
dimmi se cerchi bellezza anche quando tutto sembra
sembra soffocarti l’anima
non voglio sapere quale vento ti ha portato
dimmi invece quanta voglia ancora hai di ridere
non voglio sapere le vittorie e le sconfitte
dimmi se hai la leggerezza di accettarti come sei
non voglio sapere quante volte hai chiesto aiuto
dimmi cosa hai fatto fino a qui per meritarti il mondo
non voglio sapere il tuo nome o il tuo indirizzo
dimmi invece se hai viaggiato fino a spingerti oltre i limiti
dimmi se vedi bellezza
quando apri o chiudi gli occhi se sai riconoscerla
dimmi se senti furore
se sai essere alba e sole, se sei pronta ad incendiare il cielo
dimmi se cerchi bellezza anche quando tutto sembra
sembra soffocarti… dimmi
dimmi se vedi bellezza
quando apri o chiudi gli occhi se sai riconoscerla
dimmi se cerchi bellezza anche quando tutto sembra
sembra soffocarti l’anima”.
E’ una canzone scritta e cantata dal gruppo musicale lombardo Sulutumana, nome che significa, nel loro dialetto, “Sul Divano (Sul’Utumàna)” che, prendendo spunto da una poesia di Oriah Mountain Dreamer (il nome pare essere questo), donna appartenente ad una tribù dei Pellerossa, hanno trascritto e rivisitato a modo loro, il bellissimo testo.
Qui, nel video, potete ascoltare la canzone e vi lascio anche l’indirizzo del sito ufficiale dei Sulutumana nel caso vi andasse di conoscere meglio questi musicisti www.sulutumana.net
Da come si capisce, è dedicata ad una donna, ad una figura femminile in grado di saper mettere da parte tutti gli orpelli mentali, colpevoli di alterare un sentimento puro, focalizzandosi invece, unicamente, su quella che è la forza dell’Amore.
Questo brano è stato (anche) dichiarato “Inno alla Bellezza” e sono d’accordo, seppur trovo questa citazione forse un poco riduttiva. A mio avviso è molto di più. Utilizzando poche parole, gli autori sono riusciti a raccontare qualcosa di molto più grande e unico. Io lo definirei “Inno all’Amore”, e l’Amore, si sa, al suo interno, contiene ovviamente la bellezza, così come il furore, come l’entusiasmo, come… la vita. Quella vera. Che non è solo esistenza ma molto altro.
Viene espresso, sapendolo cogliere, il significato dell’amore limpido, totalmente incondizionato. Un amore che non è paragonabile a nulla, che non è un qualcosa, è uno stato d’essere. E’. Come molte volte ho scritto.
Amare, andando oltre qualsiasi cosa. Sorvolando in volo i baratri dell’anima senza alcuna paura o, quanto meno, con un coraggio più forte che permette di innalzarsi al di sopra. Al di sopra di tutto. Abbandonarsi totalmente alla potente energia dell’amore. Lasciarsi ardere da essa per poter risplendere. Scavalcare il dolore dopo averci camminato fianco a fianco, ridere del limite che non ha più modo d’esistere. Conoscersi, fino in fondo, mostrandosi senza filtri, per ciò che si è. Pure essenze. Rapportarsi al male per elevare il bene. Riuscire a vedere la bellezza sempre, percepire la gioia dentro, anche davanti alle più grandi difficoltà perché, di quell’amore, se ne è intrisi.
Per questo, amo molto tali parole e ho inteso condividerle porgendo i miei più sentiti complimenti al gruppo.
In realtà però, la poesia scritta dalla nativa americana e intitolata “L’invito all’ascolto della vita”, è la preghiera che una donna rivolge al proprio uomo e, nonostante sia stato difficile trovare in Internet la versione originale, alcune interpretazioni cambiano qualche strofa, le parole sono più o meno queste:
“Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri, e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita, o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirci di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e, non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi di fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni
se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio,
e continuare a gridare all’argento di una luna piena.
Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai,
mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due,
e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui,
voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me, e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove,
voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai nei momenti vuoti”.
(da fraintesa.it)
Quanto è difficile amare in questo modo? Si può essere in grado? Si può davvero continuare a percepire lo stato dell’amore anche quando manca il fiato perché la nostra anima sta soffocando?
Chiudendo gli occhi, senza calcolare né i passi stessi, né la loro direzione. Senza dar retta all’orgoglio e al timore quando chiederanno di fare delle scelte tra loro e l’amore, facendoci sentire stupidi e inutili volendo considerare quest’ultimo.
Non pensare a quanto è difficile portare quel piede in avanti per fare un passo, incendia il cielo preoccupandoti unicamente di continuare a rifulgere.
Non chiuderti in buie riflessioni alla ricerca del Sole, sii responsabile di essere il Sole. Mantieni questa posizione. Sempre. Benedici questo tuo ruolo, che ruolo non è, ma assumine l’onestà della letizia.
Nutri di divino e nobile sentimento il creato intero.
Ascolta le vibrazioni del tuo stato e rimani a fremere senza spegnerti mai.
Sii un dardo che colpisce d’estasi.
– E’ amore vero solo se è incondizionato. Altrimenti è un’altra cosa – (Fabio Tagliasacchi)
L’amore è amore e non è nient’altro. E non importa da dove tu arrivi, da quanti anni hai, o quale è il tuo nome. M’interessa che tu sia amore.
Prova a rispondere in modo sincero alle domande del testo. Quindi, Dimmi….
Prosit!
p.s. = in alcuni siti, il nome Oriah, non apparterrebbe alla donna ma all’intera tribù. Nonostante le mie ricerche, per questa ed eventuali altre inesattezze, mi scuso.
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