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Immagine del redattoreMagMel

Dimmi quanto costa e ti dirò chi sei!

È faticoso per la mente considerare la realtà materica come qualcosa di strettamente connesso alla propria condizione spirituale. Continuiamo a voler dividere e separare eppure, siamo gli unici esseri viventi in grado di poter spiritualizzare la materia e materializzare lo Spirito.

A causa delle nostre memorie pensiamo che chi intraprende la via della spiritualità e del risveglio, debba necessariamente essere povero e badare poco all’aspetto materiale, alla pienezza nella sua vita in ogni suo aspetto, e concentrarsi unicamente su tutto ciò che riguarda una sorta di arricchimento interiore.

Non è stato forse detto: “Come dentro così fuori, Come in alto così in basso”?!




Questo è un aspetto FONDAMENTALE nella vita di ogni individuo, soprattutto per il ricercatore, il quale deve sempre considerare nel suo percorso che: per accedere allo Spirito è necessario avere i piedi ben saldi su questo pianeta!

 

“Abbiamo bisogno del mondo per trascendere il mondo”

Eckhart Tolle

 

Prendiamo in esempio il lavoro autonomo artistico/professionale e l’abbondanza che ricaviamo da esso, in termini di denaro. In modo più specifico parleremo delle difficoltà legate alla vendita delle proprie creazioni o delle proprie prestazioni artistiche o di tutte quelle professioni e figure professionali non “riconosciute” dal mondo esterno (società) come “sicure”.




 

Ciò che emerge, e in modo sempre più frequente, è la difficoltà nel valutare il proprio operato (una creazione o una prestazione lavorativa di qualsiasi genere) e di riconoscerne il valore al momento della vendita. Spesso lo consideriamo troppo “caro” per il fruitore, tendendo così all’ AUTO SVALUTAZIONE e alla PAURA nel “quantificare” in denaro ciò che è figlio della nostra Crea- ti-vita.

Abbiamo timore della nostra stessa MANIFESTAZIONE. Auto-sabotiamo, ancora una volta, la nostra pienezza.

L’Auto-svalutazione è figlia del GIUDIZIO di cui TUTTI siamo vittime, e il vero ricercatore lo sa! Pensiamo che il giudizio riguardi solo quello che proviamo al di fuori di noi e che può danneggiare al massimo ciò che è esterno (persone o situazioni), ma il modo in cui guardiamo e giudichiamo l’altro è esattamente il modo in cui guardiamo e giudichiamo noi stessi!

 

Non è il fruitore ad essere troppo “povero” per comprare il mio prodotto è la considerazione di me stesso ad esserlo!




È il mio stesso GIUDIZIO e il mio ATTACCAMENTO ad esso, alle mie idee e ai miei schemi mentali che fa sì che io mi auto-saboti, e che non riconosca il mio valore.

Se non riconosco il mio valore come posso pretendere che lo riconoscano gli altri?

Se il mondo non ha volontà propria, perché continuo a mettere una “CAUSA” figlia della Paura, di cui riceverò matematicamente un “EFFETTO” negativo?

“SI SEI MOLTO TALENTUOSO, MA NON HAI UN POSTO SICURO, NON HAI ALCUNA GARANZIA”

Ma garanzia de che? Direbbe qualcuno.

“SCUSA MA CHE LAVORO FAI? AH. E QUANTO GUADAGNI?”

“SI TUTTO MOLTO BELLO E BEN FATTO. MA SAI SE LO VENDESSI ALLA META’ SAREBBE MOLTO PIU’ FACILE PER TE LAVORARE”

“MEGLIO POCO CHE NIENTE, DEVI ADEGUARTI AL MERCATO”

Ecco la trappola! l’ADEGUAMENTO.




Questi sono solo alcuni esempi di ciò che ci viene detto, FORME-PENSIERO che caratterizzano la nostra società e di cui siamo permeati!

L’adeguamento pervade ogni nostra cellula. Fin da piccoli la famiglia, dapprima della società, ci accoglie solo se ci adeguiamo, se ci “omologhiamo”, e noi lo facciamo perché altrimenti non ci sentiremmo amati. Lo spirito di sopravvivenza ci induce a “rinnegare” noi stessi, la nostra natura, pur di rispondere alle aspettative e re-agire al bisogno di essere amati.

Ed è così che si instilla in noi la “vergogna”, strettamente connessa al concetto di “Non-dignità”, al sentirsi “Non degni di Esistere”.

Il non sentirsi degni ci fa restare nella paura, ci fa scegliere il conosciuto nonostante il dolore, la frustrazione e il male di vivere che esso comporta. Agisco in quel modo perché non mi sento degno di ricevere qualcosa di diverso, di più grande e appagante. Ci vergogniamo di essere visibili.

In poche parole: IO NON MI AUTORIZZO!

 

Ecco perché tendiamo a ripetere gli stessi schemi nel lavoro, nel rapporto con il denaro, nelle relazioni e in ogni aspetto della nostra vita.

Sono gli stessi automatismi da cui cerchiamo tanto di liberarci facendo il lavoro interiore, senza considerare che la MATERIA è importante tanto quanto lo SPIRITO.

D’altronde non potremmo fare a meno del braccio sx anziché del braccio dx, Giusto?




 

Anima ha per noi grandi possibilità. Noi siamo qui per sperimentare l’amore e la gioia, l’abbondanza e la ricchezza. Il concetto che per essere felici bisogna soffrire è un concetto che serve a tenerci “a bada”, controllati. Bisogna quindi riabilitarci alla “dignità” e non lo facciamo con il piano razionale, imparare ad autorizzarci non avverrà mai proiettando il nostro sguardo esternamente. Fino a quando deleghiamo all’esterno questa responsabilità, questa autorizzazione resta un bisogno infantile di essere riconosciuti e Amati.

Non è stato forse detto “Occupati delle cose del Padre, il resto ti verrà dato in aggiunta”?

Io ho il potere di esprimere i miei talenti con il mio lavoro, le mie creazioni, il mio servizio e ho il potere di essere nel pieno dell’abbondanza, IO MI AUTORIZZO alla mia completa Manifestazione!

IO MI RENDO DEGNA/O DI ESSERE ANIMA!

 

“Al termine della vita d’un essere umano, tirando le somme di tutto ciò che ha attraversato, degli alti e bassi che lo hanno coinvolto, ti puoi accorgere che la sua ricchezza esteriore e le qualità della sua anima corrispondono sempre esattamente. Il suo AVERE è stato il riflesso della sua capacità di FARE, la quale a sua volta dipende dalla grandezza della sua anima”

Io sono il padrone della mia anima- Primi dialoghi con Victoria Ignis - S. Brizzi




 

L’Universo è obbligato a rispondere a ciò che sei. È fondamentale ricordarsi, ogni giorno, che abbiamo scelto di venire qui per evolvere, ma abbiamo anche scelto di essere felici.


Immagini gratuite prese da pixabay

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